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Shorin e Shorei

Le scuole di karate a Okinawa sono abitualmente collocate in due grandi correnti: Shorin e Shorei. Tuttavia, fino a ora, nessuno ha potuto precisare come e quando queste due correnti o scuole si siano formate a Okinawa, né la loro relazione esatta con le scuole cinesi. Anko Itosu scrive: “Il karate non deriva né dal confucianesimo, né dal buddismo. Esso e stato introdotto molto tempo fa dalla Cina, con le correnti Shorin-ryu e Shorei-ryu… ” G. Funakoshi tenta di precisare la distinzione tra queste due correnti: “Nondimeno, se i kata devono essere classificati, si può, in maniera molto generale, distinguere due grandi gruppi: quelli che appartengono allo Shorei-ryu (scuola Shorei) e quelli che appartengono allo Shorin-ryu (scuola Shorin). Il primo mette l’accento sullo sviluppo della forza fisica e della potenza muscolare; e sorprendente per l’impressione di forza che sprigiona. Al contrario, la scuola Shorin è molto leggera, e richiama senz’altro il rapido volo del falco… In verità, è molto impressionante osservare un uomo possentemente costruito eseguire un kata della scuola Shorei, soggiogando l’osservatore con l’impressione della sua forza assoluta. Ma bisogna riconoscere che tende a mancare di velocità. Allo stesso modo, non si può evitare di restare molto impressionati alla vista di un uomo slanciato che, con gesti cosi rapidi quanto quelli di un uccello in volo, esegue un kata della scuola Shorin, con tecniche dalla scintillante vivacità, risultato di un allenamento intensivo. I due stili sviluppano lo spirito e il corpo, e l’uno non e migliore dell’altro. Essi hanno entrambi i loro punti deboli e i loro punti forti, e coloro che vogliono studiare il karate devono riconoscere questi punti e studiarli di conseguenza…” Secondo questa classificazione, la scuola Goju-ryu si ricollega allo Shorei. Le due scuole Shorin-ryu e Matsubayashi-ryu (gli ideogrammi di Matsubayashi possono anche leggersi Shorin), che comprendono diverse diramazioni e si situano in gran parte nella discendenza di Matsumura e di Itosu, fanno parte dello Shorin. La scuola Shito-ryu partecipa di entrambe. La scuola Uechi-ryu è la ripresa di una scuola cinese introdotta a Okinawa da K. Uechi alla fine del secolo XIX. Essa si pone quindi al di fuori di questa classificazione e proviene direttamente da una delle numerose correnti di Shaolin quan del Sud della Cina.Si avanza l’ipotesi che Shorin e Shorei provengano dalla stessa denominazione: “Shaolin”. La lingua locale di Okinawa è un dialetto della lingua giapponese in cui le pronunce delle lettere “r” e “l” non sono distinte. Di fatto la parola cinese “Shaolin” è generalmente pronunciata in giapponese “Shorin”. E probabile che il termine Shaolin sia stato pronunciato dagli Okinawesi “Shorin” in una certa epoca, e “Shorei” in un’altra. Penso quindi che Shorin e Shorei designino entrambi la “boxe del tempio Shaolin” o Shaolin quan. In effetti il tempio Shaolin risale alla fine del secolo V, e il termine Shaolin quan proviene da questo tempio. Nel corso della storia questo tempio è stato distrutto, e parecchi templi con questo nome sono stati costruiti, poi distrutti e ricostruiti in regioni diverse della Cina, includendo ogni volta le particolarità delle arti di combattimento della zona. Lo Shaolin quan si è diversificato a un punto tale che lo Shaolin quan del Nord e quello del Sud sono completamente diversi. La denominazione Shaolin quan ricopre dunque un numero molto grande di correnti dell’arte del combattimento. Per questo non sarebbe sorprendente che due forme dell’arte del combattimento tanto diversi come quelle descritte da G. Funakoshi siano state introdotte sotto uno stesso nome, “Shaolin”, e che gli Okinawesi abbiano captato foneticamente ora “Shorin” ora “Shorei”. In tal caso, è normale che non possiamo trovare i nomi delle scuole Shorin e Shorei in Cina. Le radici della diversità delle scuole di karate di Okinawa risalirebbero allora alla diversità delle correnti dello Shaolin quan in Cina.

O Waza – Ko Waza – Seite – Hente

Da un’intervista al maestro Kase.

“….quando iniziai la pratica del Karate, i nostri Seniors ci spiegavano che Sensei Funakoshi Gichin era il pioniere del Karate. Ma ci dicevano anche che la grande evoluzione, rivoluzione e sviluppo dello stesso era stato portato a termine da suo figlio Yoshitaka: fu lui a realizzare un Karate più rapido, più forte e dinamico. Sensei Yoshitaka cercava la realtà, l’efficacia, il provare se realmente le tecniche funzionassero contro gli attacchi. Ma la cosa importanteche si deve comprendere è che la grande evoluzione del Karate che portò Sensei Funakoshi Gichin di Okinawa fino al Karate che realizzava Sensei Yoshitaka, fu possibile grazie al concetto di O-Waza (tecnica di lunga distanza), con la massima velocità e potenza. Tuttavia non dobbiamo fermarci a questo concetto, perché la cosa realmente importante è dominare l’O-waza per arrivare ad essere efficaci nello Ko-waza (tecnica di corta distanza).Lo stesso Gichin Funakoshi giunse ad affermare che il Seite (quando un braccio difende e l’altro contrattacca) è importante, ma lo è ancor di più il lavoro di Hente (difesa e contrattacco con lo stesso braccio) e l’Hente è direttamente collegato alla pratica di Ko-Waza.Per quanto precedentemente esposto, diviene particolarmente importante comprendere il concetto di O-Waza e come fu storicamente sviluppato. Immaginiamo che la realizzazione di un Tsuki su una distanza di un metro impiegasse un tempo “X”. In sostanza, quello che faceva Sensei Yoshitaka era aumentare la progressivamente distanza, per esempio due o tre metri, tentando di impiegare lo stesso tempo, per ottenere dunque molta più efficacia: da lì sorse l’importanza della posizione di Fudo-Dachi.Nei tempi di guerra, gli antichi Samurai davano molta importanza ai movimenti realizzati in Ko-Waza cercando l’immediatezza dell’azione, perché ci si giocava la vita nella distanza corta. Poi, in tempo di pace, aumentarono progressivamente i percorsi delle tecniche, centrandosi più sul lavoro di O-Waza, come sistema di allenamento. Per esempio, nel Kendo si realizzavano tecniche di ampio percorso con il fine di sviluppare maggiormente gli arti e fortificare il corpo, ossia come allenamento.Tuttavia, questo sistema di allenamento ben utilizzato serve per preparare lamuscolatura per poi poter praticare in Ko-Waza con efficacia. Quanto al lavoro delle posizioni, la specialità di Funakoshi (padre) era il Kiba-Dachi. Yoshitaka lo osservò molto e dal frutto delle sue sperimentazioni nacque la posizione di Fudo-Dachi, in quanto lui basava il suo metodo sulle tecniche esplosive e di lungo percorso. Per questo motivo creò la posizione di Fudo-Dachi: perché questo tipo di tecniche realizzate da posizioni come Zenkutsu-Dachi perdono gran parte della loro efficacia. La stessa cosa accade con i differenti tipi di spostamenti, da Fudo-Dachi possiamo spostarci e cambiare di direzione con la massima velocità e stabilità, il che non accade con altre posizioni. Un esempio chiaro della ricerca di maggior distanza e profondità nelle avanzate di un Tsuki lo abbiamo nella sequenza tecnica di: “Fumi Komi-Soe Ashi ; Gedan Tsuki–Soto Uke” del Kata Empi”

Curiosità: Le bambole Daruma

Le bambole daruma (達磨, daruma), dette anche bambole dharma, sono figurine votive giapponesi senza gambe né braccia, che rappresentano Bodhidharma (Daruma in giapponese), il fondatore e primo patriarca dello Zen. I colori più comuni sono: rosso (il più frequente), giallo, verde e bianco. La bambola ha un volto stilizzato da uomo con barba e baffi, ma gli occhi sono dei cerchi di colore bianco. Usando dell’inchiostro nero, bisogna disegnare un solo occhio esprimendo un desiderio; se il desiderio dovesse avverarsi, verrà disegnato anche il secondo occhio.
A causa del loro basso centro di gravità, alcuni modelli di bambola daruma si raddrizzano da sole dopo essere state spinte da un lato. Per tale motivo sono diventate un simbolo di ottimismo, costanza e forte determinazione. Queste bambole derivano da un modello più antico di bambola che si raddrizza da sola, nota come il “piccolo monaco rotondetto” o “piccolo monaco sempre-in-piedi” (Okiagari-koboshi). Una filastrocca per bambini del XVII secolo descrive le bambole daruma dell’epoca in modo assai simile alle loro raffigurazioni moderne:

Hi ni! fu ni!
Fundan Daruma ga
Akai zukin kaburi sunmaita!

Una volta! Due volte!
Sempre il Daruma di rosso vestito
Incurante torna seduto!
Alcune bambole recano delle scritte sulle guance che descrivono il desiderio che il proprietario ha espresso, p.e. una richiesta di protezione per i propri cari. Il cognome del proprietario può essere scritto sul mento. Fino a che il desiderio non viene esaudito, la bambola viene esposta in un punto sollevato della casa, di solito vicino ad altri oggetti importanti come il Butsudan (un altare domestico buddista). È normale possedere una singola daruma per volta.
Le bambole Daruma di solito vengono acquistate all’interno o nelle vicinanze dei templi buddisti giapponesi, e hanno dimensioni variabili tra i 5 ai 60 cm d’altezza. Se la bambola daruma è stata comprata all’interno del tempio, il proprietario può riportarla perché venga bruciata. Le bambole comprate presso un tempio spesso sono marchiate e la maggior parte dei templi rifiutano di bruciare bambole che non hanno il loro marchio. Le bambole di solito vengono bruciate alla fine dell’anno. È un rituale di purificazione per far sì che il kami sappia che la persona che ha espresso il desiderio non ha desistito, ma è su un’altra via per realizzarlo.

Successo alla manifestazione S. Argangelo di Romagna

In data 8 Novembre 2009 a S. Arcangelo di Romagna si è svolta una manifestazione con circa 200 partecipanti dedicata alle fascie giovanili, organizzata dal gruppo Sei Do.

La nostra società ha ben figurato ottenendo degli ottimi piazzamenti.

Linda fusoni 1° classificata – Montanari Samuele 2° classificato

Dolci Simone, primo da destra, 2°classificato

In centro Bonisoli Marco 2° classificato

Gandelli Francesca 1° classificata “prima da sinistra”.

Dolci Andrea, in centro, 2° classificato

In centro Gandelli Stefano 2° classificato

Primo da sinistra, Frascaria Samuele, 3° Classificato